Lo sciopero magistrale del 1919 e il debutto poetico di Vincenzo Jacono



La prima guerra mondiale  é da poco finita e il mondo della scuola é in fermento.
Il governo nel periodo bellico ha "corteggiato" e fatto promesse ai maestri,  prima per farli schierare a favore dell'intervento poi per far sì che matenessero vivo lo spirito patriottico (e nazionalistico) tra le masse, ma a guerra finita non c'è stato nessun miglioramento per la categoria magistrale, non ottenendo neppure di essere inserita in quei miglioramenti economici, che, dato il rialzo dei costi, erano stati concessi a tutti i dipendenti statali. A questo proposito é interessante vedere cosa scrivono gli storici dell'educazione, Bertoni Jovine e Malatesta,: Era chiaro che la classe dirigente aveva semplicemente sfruttato i sentimenti  nazionali per indurre i maestri a sostenere le ragioni del conflitto, ma che, in realtà, non teneva in alcun conto la scuola.
La stessa categoria magistrale é divisa al suo interno frantumadosi, immediatamente prima della guerra e durante, in associazioni legate alle varie aree politiche di riferimento; abbiamo così l'Associazione Nicolò Tommaseo d'ispirazione cattolica, l'Unione Magistrale rappresentativa dei reppublicani e dei radicali, il Sindacato Magistrale d'ispirazione socialista, ed infine settori nazionalisti aderenti all'Unione Nazionale degli insegnati.
La situazione é critica e le troppo recenti scissioni interne alla categoria, rinforzate dagli aspri toni della polemica bellica, non permettono un dialogo tra le varie associazioni dei lavoratori della scuola; ma il reiterato diniego governativo sugli aumenti salariali fa ritrovare l'unità sindacale, almeno tra cattolici e forze di sinistra, su una piattoforma di sciopero centrata sugli interessi economici dei maestri.
Lo sciopero magistrale é proclamato ad oltranza con inizio il 5 giugno 1919. L'agitazione sindacale, durata nove giorni di lotte e trattative, si conclude con una netta vittoria della categoria; la vittoria é sostanziata dal conseguimento di miglioramenti retributivi e normativi.
Questa breve nota storica é necessaria per introdurre l'opera di Vincenzo Jacono, un poeta dialettale sanremese, che proprio in quel contesto di agitazione fa il suo debutto letterario.
Vincenzo Jacono, forse il più famoso poeta matuziano, era un maestro elemetare da poco tornato dalla guerra; catapultato in quel fermento sindacale seppe trarne spunto poetico e letterario, scrivendo ironicamente e con occhio popolare una serie di dodici poesie in vernacolo che fece girare nella sua cittadina, e fu subito successo.
Questi primi dodici componimenti sono intitolati, esemplificativamnente, U scioperu di maistri.
La collana di sonetti U scioperu di maistri, oltre farci scoprire (e forse fare scoprire allo stesso Jacono del 1919) la vena poetica del maestro matuziano, rappresenta l'inizio dell'opera poetica dell'autore che nel corso degli anni manterrà,  pur rinnovandola componimento per componimento, la verve ironica e pungente capace di farsi interprete dei sentimenti popolari più schietti e al contempo, da uomo colto e sensibile, canzonarli quando troppo gretti.
Vincenzo Jacono, che si interessò sempre di problemi scolastici e che ricevette anche la Medaglio d'Oro del Ministero della Pubblica Istruzione per le benemerenze scolatiche, proseguiva nelle sue opere letterarie quella funzione educativa che svolgeva ormai da molti anni nelle scuole...; come ebbe a dire Giovanni Guidi, presidente dell'associazione Famia Sanremasca, in occasione del conferimento all'autore, nel 1965, del titolo di "cittadino benemerito" di Sanremo.
U scioperu di maistri rappresenta oltre al debutto del suo autore anche quello di Bigin Sciacastrasse (traducibile in Brigida Schiacciastracci), figura letteraria della popolana sanremasca diventata quasi leggenda e maschera autonoma nell'ambito della Riviera del ponente ligure; figura che accompagnerà molta parte del percorso poetico e teatrale di Vincenzo Jacono.
La raccolta di sonetti sullo sciopero magistrale è stata poi compresa nell'antologia dell'autore Sanremu du mei tempi (regordi sanremaschi), edita da Famia Sanremasca, San Remo 1966; 
per l'occasione Jacono ha scritto queste righe:

Per la prima volta, nel 1919 -avvenimento nuovo negli annali del Sindacalismo nazionale- la classe magistrale italiana della Scuola Primaria, formata dalle due associazioni "Edmondo De Amicis" e "Nicolò Tommaseo", di diversa tendenza, ricorse allo sciopero per la rivendicazione dei propri diritti. Mi si presentò l'occasione così l'occasione di dare alle stampe in quei giorni e laciare con lusinghiero, insperato successo, una collana di dodici sonetti dal titolo: "U scioperu di maistri", i quali costituivano il commento, di umore mutevole, a detto sciopero, della vecchia popolana sanremasca personificata in Bigin Sciacastrasse. Quella collana, di cui ho soppresso l'ultimo sonetto, riappare qui, riveduta.

Dall'antologia sopra citata, e dopo questa introduzione dello stesso Jacono, mi sembra doveroso proporvi, a quasi ottantanni dalla stesura originale, almeno un paio di sonetti de U scioperu di maistri.
Buona lettura e buon divertimento!
 
 
 

L'ürtimu mesté

Mi, che sulu a n'ho ün de fiœ pe' a cà,
candu au zœgia e aa dumenega a l'ho lì,
atacu au gunelun, l'è tütu dì,
de ràgia a me ne fassu ina pansà.

E a pensu che in maïstru, a custodì
pe' sinc'ura de fira inta giurnà,
in müiu de sti arcìferi, u ghe n'ha,
giüramentu, abastansa da inmatì!

Ah, u mesté da fa scœra pe' insegnà,
l'è u ciü gramu de canti, a credu mi,
Giœse in sci a terra u n'ha pusciüu creà...

E se grande Pipin u ha da vegnì,
u giurnu ch'u vuresse diventà
maïstru alimentariu elu ascì,

a t'arancu in frazelu
e au carafatu, èbèn, cum'in batelu

L'ultimo dei mestieri:
 io che ho solo un figlio (lett. un bambino per casa),/ quando il giovedì e la domenica è lì,/ attaccato al gonnellone, tutto il giorno/ mi faccio una panciata di rabbia/ e penso che un maestro a custodire,/ per cinque ore di fila al giorno,/ un mucchio di queste furie, ne ha,/giuro, abbastanza da impazzire/ ah, il mestiere di far scuola per insegnare,/ è il peggiore di quanti, io credo, Gesù ha potuto creare sulla terra/ e se Pipin (il figlio) ha da diventare,/ il giorno che lo volesse/ maestro alimentario (canzonatorio per elementare) anche lui,/ prendo una sferza/ e lo calafato, èbèn (intercalare sanremasco), come un battello
 

A racumandassiun da maire

-"Dighendu de buciame st'anu chì,
pe' a tèrsa vota, turna stu garsun,
ah, sciù maïstru, scià me dà in bucun
bèn gramu da duvé digerì1

L'è in anze e in sbirru, au so, scià l'ha raixun,
ma, sciù maïstru, anun, scià pense ascì
che in spunciun dàitu a elu, u l'è pe' mi,
ch'a sun sa màire, ina cunsulassiun

aumenu scià se u leva d'inti pei,
e st'autr'anu inta scœra  scià se fa
menu ràgia e ciacrin sensa ciü llei...

a cuscensa... au so bèn... scià vaghe là...
scià fasse cum'i fan pe'i bregadei:
scià me u fasse passà pe' ansianità"-

La raccomandazione della madre
-"Dicendo di bocciarmi quest'anno,/ per la terza volta, di nuovo questo ragazzo,/ signor maestro mi da un boccone/ ben amaro da digerire!/ è un asino e un birbante, lo so, ha ragione,/ ma signor maestro pensi anche/ che uno spintone dato a lui, è per me,/ che sono sua madre, una consolazione/ almeno se lo leva dai piedi,/ e l'anno che viene a scuola si fa meno rabbia e pena senza di lui.../ la coscenza... lo so bene...si faccia in là.../ faccia come fanno per i brigadieri: me lo faccia passare (promuovere) per anzianità"-


a cura di Anselmo Roveda
anselmoroveda@hotmail.com


 

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