I ragazzi di Marsiglia

le inquiete adolescenze di periferia nei romanzi di Jean-Claude Izzo
 
 

Senza troppo clamore, l'anno scorso, Fabio Montale se ne è andato.
L'investigatore -sbirro preciserebbe- marsigliese d'origine napoletana non solo ha lasciato la polizia stufo di una giustizia ingiusta, ma ha lasciato per sempre i sentieri della Corniche e le stradine del porto.
E' morto il suo scrittore, il francese Jean-Claude Izzo.
Fabio Montale era, infatti, il personaggio maledetto e giusto -a modo suo- della trilogia noire di Izzo.
Trilogia composta da Casino totale, Chourmo e Solea, tutti editi in Italia dalle attente Edizioni e/o.
Nei romanzi del ciclo di Montale, protagonista quasi stretto e suo malgrado, è lo scenario paesaggistico, umano e sociale della Marsiglia postcontemporanea a prendere il sopravvento.
Con il sostrato provenzale e mediterraeno, fatto di pastis, acciughe e banchine di porto battute dal mistral.
Con le generazioni dei nabos e babis, gli immigrati italiani, una volta "cani da banchina" ed ora i più francesi tra i marsigliesi.
Con le nuove migraziani dal Nord Africa, i beurs, e il loro strascico di problematicità e ricchezze.
Con il fondamentalismo islamico che recluta nei quartieri di periferia, le cités.
Con la Mafia storica e le nuove mafie.
Con un porto decaduto, ma sempre con miraggi di rilancio.
Con l'elettorato un tempo di sinistra, sempre più "tentato" dai fascisti -come li chiama Izzo- del Fronte Nazionale.
Paura e confusione in un posto d'incanto, pregno di mediterraneità.
Una ricchezza, a saperla cogliere come Izzo, fatta di sapori e piaceri provenzali, italiani, algerini e zingari. Ma la realtà, quella vera e quella dei romanzi di Montale, è fatta di malavita e malessere e non bastano i vini rosè di Provenza o le acciughe ripiene per non farci i conti e sbatterci contro ad ogni nuova azione di violenza.

E in questo scorcio di 2001 le inquietudini degli adolescenti di periferia dei romanzi di Izzo sono tornate cronaca.

Parigi, pomeriggio di sabato 27 gennaio,
ma poteva essere -com'é già stato- Lione, Marsiglia o Clermont e un giorno qualsiasi.
In un centro commerciale, affollato di famiglie a caccia di saldi, i ragazzi di due quartieri periferici si affrontano armati.
Scene, ed esiti, da L'odio -un film che ben tratteggiava la situazione dei giovani delle banlieues, i quartieri dormitorio della capitale transalpina- ma il sangue questa volta è vero.
E questa è solo la punta dell'iceberg.
Alla base stanno le tensioni sociali che si ripercuotono sempre più soventemente anche sul sistema formativo. Negli ultimi anni  le aggressioni a professori e il clima di violenza nelle scuole frequentate dai beurs, hanno messo in scacco tutta la politica sociale del governo francese costringendolo ad un ripensamento del rapporto fiduciario con i "nuovi cittadini". Ripensamento che, ad oggi, non ha sortito segni visibili ed efficaci. Il corrispondente da Parigi de il manifesto scriveva recentemente che per questi ragazzi "molto spesso i contatti con le istituzioni si limitano ai rapporti -non certo amichevoli- con le forze dell'ordine."
E questi rapporti non amichevoli sono temi consueti dei romanzi di Izzo, che pur nella finzione narrativa, offre a noi adulti -e educatori- talvolta spaventati chiavi di lettura  per la comprensione di questi ragazzi difficili. Lo sbirro Montale, poi ex-sbirrrro proprio perché troppo "educatore" e non repressore, trova canali di comunicazione perché spinto dal desiderio di comprendere, non lasciandosi inibire neanche dalla propria paura.

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